14/1/2015
La mattina del 13 gennaio 1915, alle ore 7 e 52, ci fu uno dei terremoti più devastanti della storia, che colpì e sconvolse l’intera area della Marsica, in Abruzzo, propagandosi poi verso la Valle Roveto e la conca di Rieti, causando uno sciame sismico che proseguì per circa un anno. La prima interminabile scossa, che raggiunse magnitudo 7 della scala Richter, colpì 52 comuni, tra i quali Avezzano, Pescina, Celano, Ortucchio e Trasacco, causando più di 30.000 vittime su una popolazione complessiva di circa 120.000 persone. Ad Avezzano, luogo divenuto poi simbolo del sisma, che contava circa 12.000 abitanti, ci furono più di 9.000 vittime, mentre a Pescina su 5.500 persone ben 4.000 rimasero sotto le macerie.
I centri abitati furono completamente distrutti o fortemente danneggiati dal sisma, tanto che in alcuni casi ai soccorritori fu quasi impossibile portare aiuto. Il terremoto fu talmente violento che arrivò anche a Roma, causando alcuni danni alla facciata della Basilica di San Giovanni in Laterano e al colonnato della Basilica di San Pietro.
Le prime informazioni del devastante evento giunsero da Tagliacozzo solo nella tarda mattinata del 13, riuscendo ad individuare così l’epicentro e mettendo in movimento la prima macchina dei soccorsi, infatti alcuni funzionari statali partiti da Roma con un treno speciale, cercarono di verificare l’entità dei danni. Solo in seguito partiranno dall’Aquila numerosi militari. Il giorno successivo, invece, giunse alla stazione di Avezzano il treno speciale con a bordo Re Vittorio Emanuele III, il quale visitò la città rasa al suolo.
L’esercito diede un enorme contributo nei soccorsi e nella ricostruzione, inviando più di diecimila uomini, ma le truppe vennero richiamate già agli inizi di febbraio, quando la Grande guerra era ormai alle porte. Considerando il periodo storico e l’arretratezza della macchina statale si può immaginare la difficoltà nell’organizzare e nel gestire i soccorsi, così gli aiuti rimasero quasi esclusivamente in mano all’iniziativa privata di persone ed enti caritatevoli, mentre la ricostruzione passò in secondo piano.
Ieri mattina, precisamente cent’anni dopo quel disastro, l’intera Marsica è diventata un rosario di ricordi. Tutti i comuni colpiti all’epoca dal sisma, hanno celebrato e ricordato le vittime e, ai piedi del Monte Salviano, è stato inaugurato un cippo commemorativo cinto dal tricolore italiano.
Cesare Paris