Firenze, tornano a splendere le formelle dorate del Battistero

4/12/2013

Dopo anni e secoli il tempo e il nero dell’inquinamento avevano oscurato lo splendore delle formelle di bronzo dorato cesellate da Lorenzo Ghiberti che, tra il 1403 e il 1424, rappresentò con scene del Nuovo Testamento evangelisti e dottori della Chiesa.

Un momento dell'intervento

Un momento dell’intervento

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La doratura originale è stata ritrovata durante i lavori di restauro, effettuati dagli specialisti dell’Opificio delle Pietre dure che hanno riportato alla luce l’oro della Porta Nord del Battistero di Firenze, grazie al finanziamento stanziato dall’Opera del Duomo.

Dopo l’intervento colossale per restaurare la Porta del Paradiso, durato 27 anni, l’esperienza e l’evoluzione della tecnica hanno permesso una più veloce ripulitura della Porta del Ghiberti che entro la fine del 2015 verrà completata e inaugurata insieme al nuovo Museo dell’Opera.

Fino ad oggi sono due le formelle tornate a brillare:  “Il Battesimo di Cristo” e “Le Tentazioni di Cristo”, che esprimono con tutta la loro forza espressiva la straordinaria finezza dell’esecuzione e la splendida doratura.

A Firenze un nuovo secolo si era aperto, quello che avrebbe portato ai suoi massimi splendori l’arte italiana.

Stava iniziando il Rinascimento, ed ad inaugurare questo nuovo modo di vedere e percepire la realtà fu un importante evento artistico: il concorso bandito nel 1401 dall’Arte dei Mercanti per la seconda porta del Battistero.

Vincitore è Lorenzo Ghiberti che inserisce armonicamente le figure nelle formelle, sfruttando un andamento mosso: il risultato è che tutto è improntato ad una straordinaria eleganza ancora gotica ma che preannuncia le pittoriche vibrazioni dell’arte rinascimentale.

La visione progettuale di Ghiberti è quella di animare le due ante della Porta con acuto linearismo determinando così 28 cornici all’interno delle quali si animano le scene.

Ogni formella diviene un ambiente dove si svolgono i fatti, evocati semplicemente da pochi elementi scenici: rocce scoscese, qualche albero per indicare la natura, un semplice archetto per alludere alla camera dove Maria riceve l’annuncio dell’Angelo.

Un raffinato complesso di alta oreficeria, quindi, dove confluiscono cultura classica e medievale, fra gotico e rinascimento, in una narrazione sacra, semplice, perché i fatti rappresentati sono notissimi, ma complessa nell’estrema varietà delle scene e degli atteggiamenti dei personaggi.

Francesca Pontani

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