Appello del sindaco Briganti al ministro Bray: “Il Caravaggio torni a Carpineto Romano”

16/5/2013

La storia è quella di un Caravaggio “conteso”, la location è quella di un borgo in provincia di Roma, la determinazione è quella di un sindaco convinto più che mai che “con la cultura si mangia”, potremmo sintetizzare in questo modo la vicenda, a tratti paradossale, che vede protagonista il Comune di Carpineto Romano.

Il San Francesco in meditazione di Caravaggio

Il San Francesco in meditazione di Caravaggio

Carpineto Romano. Paese a 80 chilometri a sud della Capitale, poco meno di 5mila abitanti ed un territorio ricco di storia, cultura, bellezze artistiche, natura e come ci tiene a sottolineare il primo cittadino Quirino Briganti “anche di buona cucina”. E’ uno degli ultimi Comuni, in ordine di tempo, entrati a far parte del portale di marketing territoriale Italiavirtualtour.it. Su uno sperone dei Monti Lepini, in un territorio che per lungo tempo fu ambito per la sua posizione strategica, “governato” dagli Aldobrandini, più di recente terrà di brigantaggio ma anche luogo natale di Papa Leone XIII, c’è un sindaco che non si arrende ed al pari dei suoi concittadini chiede con forza che “il San Francesco in meditazione, opera di Michelangelo Merisi da Caravaggio, torni definitivamente a Carpineto Romano, per essere esposto nel Museo della Reggia dei Volsci”.

Il Caravaggio conteso. La tela del pittore maledetto è ritornata alla ribalta nel 2010, anno delle celebrazioni per i quattrocento anni della morte dell’artista, quando è stata portata in giro per il mondo in una serie ininterrotta di mostre facendo ritorno a Carpineto Romano “per soli dieci giorni nel settembre di tre anni fa” – spiega il sindaco eletto nelle file del Partito Democratico a noi di Italiavirtualtour.it.

L’opera, di cui esiste anche un altro esemplare nella Chiesa dei Cappuccini di Santa Maria della Concezione in Via Veneto a Roma, fu ritrovata a Carpineto Romano nel 1967, relegata nel coro della Chiesa di San Pietro. L’anno dopo la decisione di trasportarla alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini per i dovuti restauri ed anche per garantirne sicurezza e conservazione, visto che la chiesa di Carpineto Romano era considerata inidonea ad ospitarla. Nel 2000 arriva la definitiva attribuzione dell’opera a Caravaggio, ma la cittadina di Carpineto Romano ha dovuto attendere ancora dieci anni prima di riabbracciare idealmente la tela.

L’appello al ministro Bray. Nel frattempo, come ci racconta il sindaco Quirino Briganti “abbiamo portato avanti una serie di interventi per individuare un’idonea sede museale, riallestendo il Museo della Reggia dei Volsci, dove possiamo garantire tutti gli standard di sicurezza per l’opera, come abbiamo dimostrato in occasione dell’esposizione del settembre 2010. Per questo chiederemo con forza al nuovo governo ed al nuovo ministro della cultura Massimo Bray di intervenire nella vicenda e di far si che la tela del Caravaggio possa tornare definitivamente nel suo luogo di origine”.

La Reggia dei Volsci. Oggi nella sala del Caravaggio, all’interno della Reggia dei Volsci, che un tempo appartenne alla famiglia Aldobrandini, un cognome non estraneo alla biografia caravaggesca, troviamo due riproduzioni a grandezza naturale del San Francesco in meditazione sulla morte. Intanto la cittadinanza continua a sperare che presto possa essere esposta la tela originale  “anche perché quando l’opera non è in giro per mostre – spiega il sindaco – è in deposito alla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini, mentre a Carpineto Romano sarebbe visibile a tutti e questo aiuterebbe la cultura e lo sviluppo del nostro territorio”.

Il sindaco Quirino Briganti

Il sindaco Quirino Briganti

Nessuna risposta. Ma cosa impedisce il ritorno del Caravaggio a Carpineto Romano? La tela, al pari di quella della chiesa di Santa Maria dell’Immacolata Concezione di Roma, è di proprietà del Fondo Edifici di Culto, afferente al Ministero dell’Interno la cui missione – si legge sul sito internet del Dicastero – “è di assicurare la tutela e la valorizzazione, la conservazione e il restauro dei beni di proprietà, (…) provenienti dagli enti religiosi disciolti dalla cosiddetta ‘legislazione eversiva’ della seconda metà del XIX secolo”. E proprio al Fondo, così come alla Soprintendenza romana, al Ministero per i Beni e le Attività Culturali che il sindaco Quirino Briganti si è rivolto più volte ma “non abbiamo avuto risposte, eppure bisognerebbe tenere in considerazione che le tele del Caravaggio – spiega – per genesi e storie che le accompagnano, sono fortemente legate ai  luoghi dove sono state realizzate, tanto che fuori da quei contesti risultano snaturate”.

I progetti futuri. L’esponente dell’Amministrazione Comunale fa leva anche su fatto che “rappresenterebbe il naturale completamento della nostra offerta turistico-culturale al pari di altre attrattive di Carpineto Romano” che, grazie al lavoro di recupero, restauro e valorizzazione portato avanti negli anni, oggi conserva un patrimonio architettonico religioso che racchiude tesori tutti da scoprire “come la Flagellazione di Giulio Romano, le Stimmate di San Francesco di Simon Vouet, senza dimenticare le numerosissime manifestazioni folkloristiche si tengono nel corso dell’anno come il Pallio della Carriera, il Buskers Festival, le sagre legate ai prodotti tipici della nostra terra come quella della castagna, del tartufo nero e dell’uva”. Altra questione aperta è quella legata al restauro di Palazzo Pecci, luogo di nascita di Papa Leone XIII, che come ci spiega il sindaco: “E’ al centro di una collaborazione tra il Comune e la famiglia Pecci per recuperare quest’altra opera fondamentale del nostro territorio, così come vogliamo rilanciare con forza il Parco Regionale dei Monti Lepini e continuare nell’opera di realizzazione della Via Francigena del sud, crediamo che solo in sinergia con gli altri enti possiamo sviluppare  un’economia turistica”. Tutto questo in attesa del Caravaggio.

Gennaro Carotenuto

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