Il rapporto “Io sono cultura”: perché investire in cultura in Italia conviene

8/7/2013

La fondazione Symbola e Unioncamere, in collaborazione con la Regione Marche hanno pubblicato un rapporto che analizza le ricadute economiche sul territorio dei comparti del sistema produttivo culturale dal titolo “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”.

Io sono cultura - il rapportoo di Unioncamere e della fondazione Symbola

Io sono cultura – il rapportoo di Unioncamere e della fondazione Symbola

Questo rapporto ha sviluppato un focus specifico sul turismo ed in particolare sulla capacità di attivazione ecnomica che le industrie culturali producono sulla spesa turistica  ed ha proposto una nuova elaborazione che riguarda il calcolo del moltiplicatore della cultura, cioè una quantificazione del prodotto generato a partire dalla produzione economica delle attività del sistema culturale.

Lo studio suddivide le attività economiche riconducibili a questo settore in quattro comparti produttivi: le industrie culturali, le industrie creative, il patrimonio storico-artistico e le arti visive e performative, ed evidenzia come ogni euro prodotto da dal patrimonio storico artistico ne produca altri 2 come ricchezza per il territorio. A questi anno aggiunti altri 2,1 euro prodotti dalle industrie creative e dall’artigianato artistico e 1,2 prodotti dalle attività performative. Tutte  queste attività sono in grado di moltiplicare  la capacità di generare ricchezza nel settore perché attivano un circuito virtuoso di produzione di beni e servizi anche fuori dal comparto stesso. Nel complesso, in media, ogni euro prodotto dal sistema culturale ne vengono prodotti altri 1,7 i prodotti e servizi di natura diversa.

Analizzando i dati del 2012, infatti, il rapporto evidenzia come gli 80,8 miliardi di euro generati dai comparti produttivi del settore cultura, abbiano attivato una filiera produttiva del valore di 214,2 miliardi di euro, pari al 15,3% dell’intero PIL italiano.

Lo studio sviluppa la sua analisi anche a livello territoriale individuando in Arezzo la sede della migliore fusione tra bellezza, creatività, innovazione e artigianato. La provincia aretina detiene, infatti, il record di occupati nelle industrie culturali, seguita da Pordenone, Pesaro Urbino e Milano.

“Con questo rapporto, abbiamo voluto mettere sotto i riflettori ciò che di nuovo e di positivo si sta muovendo, pur nella crisi: le tante imprese che rinnovano il nostro made in Italy attraverso una sintesi unica fra cultura, creatività e tecnologia dove, non a caso, sono spesso protagonisti  i giovani e le donne, anche nel Mezzogiorno” – sottolinea Claudio Gagliardi, segretario generale di Unioncamere. “Il sistema produttivo culturale rappresenta la vera ‘filiera territoriale’: quella che produce all’interno del territorio nazionale e moltiplica benessere per i territori, secondo una logica di rete che coinvolge tanti piccoli e medi imprenditori, anche del mondo del non-profit. La sua capacità anticiclica deve far capire dove occorre oggi concentrare gli sforzi di politica economica e dove – a livello nazionale e locale – è necessario incentivare investimenti che ottengano effetti moltiplicativi certi sull’occupazione, sui consumi, sul turismo e a vantaggio delle esportazioni di beni e servizi“.

 

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