28/1/2013
Tradizionalmente i giorni di fine gennaio sono quelli più freddi, climaticamente parlando, soprattutto in Valtellina. Le giornate cominciano ad allungarsi, ma il freddo pungente accompagna le serate e le nottate di fine inverno. Fine per modo di dire, visto che la neve in montagna ci accompagna almeno fino al mese di marzo. Eppure un’antica tradizione rivela che la primavera è alle porte.
Si tratta di uno scherzo che veniva e viene ancora oggi realizzato tra amici: consiste nell’attirare con un pretesto (di vario tipo, dal tubo rotto in casa a un grave incidente, dipende da quanto pesante si vuole scherzare) qualcuno fuori dalla propria casa per farlo precipitarsi a casa di chi lo ha chiamato. Una volta arrivato a casa dell’amico, il malcapitato verrà accolto e preso in giro, schernito al suono di “Eco l’ors fora de la tana” (Ecco l’orso fuori dalla tana). E la rimpatriata tra amici si concluderà davanti a un buon bicchiere e quattro risate.
Si gioca con le parole, in questo caso: l’amico che esce dalla propria casa è paragonato all’orso che si risveglia dal lungo letargo invernale, segnando così l’inizio della nuova stagione che è alle porte. In alcuni paesi lo scherzo viene portato a conclusione il 31 gennaio, in altri il 2 febbraio, secondo la leggenda che in questo giorno l’orso si desta dal suo letargo per controllare le condizione climatiche e stabilire se sia il caso di ritornare nel mondo o continuare a dormire per un altro po’.
Si vuole ricordare l’avvento della nuova stagione anche con un’altra tradizione che si sta cercando di non perdere: “Geneiron”. La fine del mese di gennaio, il più freddo e più lungo dell’inverno viene festeggiato. Una volta, quando i paesi di montagna erano piccoli, mal serviti e dove la gente viveva dei prodotti del proprio campo, gennaio era il mese peggiore: il freddo costringeva ad accendere il fuoco in casa, la legna preparata durante la stagione estiva veniva consumata molto velocemente, le dispense di svuotavano.
Per questo la conclusione di gennaio era così festosa: il rumore di scatole di latta e di raganelle richiamavano i bambini e i ragazzi per le strade dei paesi, il freddo che prima costringeva a passare il tempo in casa veniva sconfitto dalla voglia di uscire e divertirsi, nella speranza che la primavera sarebbe giunta presto e avrebbe ridato frutti della terra e nuova legna per l’inverno successivo. Per non perdere la tradizione, a Bormio e in alcuni centri della provincia di Sondrio, il 31 gennaio bambini e ragazzi in maschera si riversano nelle strade facendo chiasso con tutto quello che possono trovare: coperchi delle pentole, campanacci delle mucche. Il tutto per incentivare la primavera a svegliarsi.
Erica Trabucchi